IL PENSIERO PEDAGOGICO
Il progetto educativo che proponiamo, rappresenta la pianificazione delle attività, degli orari, degli obiettivi del servizio, è il perno centrale attorno al quale si muovono tutte le azioni e le persone che operano al nido in linea con i contributi di diversi modelli pedagogici di riferimento. Il nido integrato è costituito da fondamentali apporti del pensiero di Pestalozzi, Agazzi, Ferrière, Piaget, Vygotskij, Montessori, e Zavalloni ovvero di quelle teorie di riferimento che considerano le scuole attive come le protagoniste per promuovere un benessere psico-fisico del bambino considerandolo come portatore di diritti naturali che devono essere rispettati e valorizzati.
L’attività educativa al nido si ispira ad un clima affettivo familiare che permette di poter instaurare con il bambino una relazione di fiducia che va a promuovere la sua crescita emotiva. La sfera emotiva è fondamentale per poter apprendere, in quanto nella memoria si stabilizza l’emozione provata durante quell’apprendimento, realizzare un clima familiare e affettivo è la base per poter dare fiducia ai bambini nell’osservare, esplorare, sperimentare, il nuovo ambiente. In questo modo al nido si promuove un ambiente sereno, che tenga in considerazione l’idea di bambino caratterizzato da tre elementi quali la testa, ovvero la parte pensante, cognitiva; le mani, ovvero la sfera della concretezza, del fare; e il cuore ovvero i sentimenti, le emozioni.
I nostri interventi si focalizzano sulla promozione delle autonomie, che si raggiungono attraverso il gioco, creando relazioni con il gruppo dei pari, stimolando in questo modo lo sviluppo del linguaggio verbale, la socializzazione e il senso di responsabilità. Piaget e Vygotskij gettano le basi per rivalutare l’idea di educazione, considerando che nella fascia d’età 12- 36 mesi, le finestre evolutive che devono essere maggiormente stimolate sono l’area senso-motorio e il pensiero simbolico. Le neuroscienze, parlano della fascia d’età 0-4 anni, come la fascia più importante per poter facilitare gli apprendimenti futuri, in quest’ottica noi educatrici dobbiamo lavorare sulla zona di sviluppo prossimale, non sostituendoci ai bambini ma affiancandoli nel loro percorso di crescita, stimolandoli nella conoscenza del mondo attraverso esperienze sensoriali tenendo conto di tutti i canali comunicativi.
Ogni nostro intervento educativo tiene in considerazione di strutturare un ambiente formativo e di predisporre il materiale strutturato ad hoc, per quella determinata attività di gioco. Il gioco ha una valenza pedagogica, costituisce per i bambini, lo strumento privilegiato per conoscere, esprimere, elaborare il mondo interiore e confrontarsi con quello esteriore.
Infine come educatrici, ci sentiamo di dare valore a quello che Zavallone definisce i dieci diritti naturali dei bambini quali: il diritto all’ozio, a vivere momenti non programmati dagli adulti, il diritto a sporcarsi, il diritto a percepire il gusto degli odori, il diritto al dialogo ovvero a dire io ci sono, il diritto all’uso delle mani, ad un buon inizio e quindi a sperimentare, il diritto alla strada di giocare liberamente, al selvaggio quindi di conoscere ciò che sta fuori dal “muro” della scuola, il diritto al silenzio per raccogliere con i nostri sensi le sfumature del mondo che ci circonda.
Il bambino caratterizzato da una propria concretezza storica ed esistenziale, considerando l’unicità che lo contraddistingue, nel rispetto dei suoi e propri tempi sarà al centro di tutti i nostri interventi; saremo noi educatrici a modificare e trovare le strategie migliori per promuovere il benessere e lo sviluppo armonioso del bambino.
“Il bambino è un semino che al suo interno ha già tutte le risorse per poter crescere rigoglioso e robusto, starà a noi educatrici diventare quei contadini che conoscono bene quel tipo di semino per potergli creare l’ambiente idoneo con la giusta dose di terra, acqua e sole affinché ciascun semino con i propri tempi cresca armoniosamente.”.